Qui si fa il Ponte o si muore

Qui di seguito la lettera di Carlo Callegari, dirigente nazionale del Partito Animalista Italiano, sulla questione “Ponte di Messina”:

Se sia utile o non convenga costruire un ponte sullo Stretto di Messina deve essere giudicato sulla base di criteri ingegneristici di fattibilità, ambientalistici, di sostenibilità ed economici di utilità, i cui rigorosi assunti inficiano a priori le argomentazioni fallaci e le suggestioni retoriche, a cui tuttavia troppi personaggi pubblici con sprezzo del ridicolo non intendono rinunciare neppure in un dibattito che richiede competenze.

Si nutre la volgare convinzione di riuscire ad indurre l’opinione pubblica a dare credito a chi assicura di trasformare con un ponte “l’isola più isolata del pianeta nella porta d’Europa” realizzando in un sol colpo “il destino dell’Italia e il futuro dell’Europa”. I fautori dell’opera, coalizzatisi nel “Patto del Ponte”, nella loro propaganda configurano un’isola desolatamente ridotta a deposito di svincolo di tutte le merci prodotte altrove e dirette in Europa, sostenendo di fatto l’idea di uno sviluppo miserabile, la stessa che ha importato in Sicilia gli stabilimenti petrolchimici e le raffinerie, immediatamente antitetici alla bellezza della natura e alla sua millenaria storia, culla della civiltà occidentale, e alla lunga negatori di futuro.

L’inserimento del Ponte nel sistema nazionale dei trasporti richiederebbe un suo profondo e generale adeguamento, ma in assoluta indipendenza dall’evento è il suo stato di strutturale carenza e insufficienza a imporre l’ammodernamento e il completamento esteso a tutte le regioni, per cui solo surrettiziamente si può sostenere che la costruzione del Ponte fungerebbe da causa efficiente e causa finale di tutte le altre opere necessarie. Il Ponte, per giustificarsi, sciolti i dubbi persistenti di una tecnologia mai sperimentata alle condizioni dello Stretto e ridotti gli inevitabili effetti di alterazione dell’equilibrio dell’ambiente e del suo fascino paesaggistico e mitologico ad una misura accettabile difficilmente peraltro da quantificare, deve corrispondere a una innovazione che determini aumenti di produttività di tutto il sistema economico italiano e un incremento dei redditi nazionali tali da garantire tassi di crescita della ricchezza non contingenti, invertendo il declino cronico dell’interminabile recente passato.

Il significato è investimenti produttivi e debito buono senza più cattedrali nel deserto. Eppure i singoli e i gruppi del fronte del Ponte, sdegnando le questioni mai chiuse, danno per certa la sua realizzazione sulla spinta di una volontà patriottica al grido garibaldino: “Quindi o si fa il Ponte o si muore”. Su questa linea romantica ed extra-politica il presidente Musumeci, arruolando l’atavico vittimismo di noi siciliani, s’inventa il Dovere della Nazione al Ponte, evocando maliziosamente un tribunale morale del popolo contro i traditori e i sabotatori di un futuro radioso.

Carlo Callegari dirigente nazionale del Partito animalista italiano.

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