Pino Turi Uil scuola, sulla manifestazione di Roma per rivendicare i diritti della scuola

Pino Turi, Segretario nazionale della Uil Scuola, è intervenuto in merito alla manifestazione sindacale unitaria, organizzata ieri a Roma, per rivendicare i diritti della scuola:

‹‹La scuola costituzionale di questo Paese non si tocca.  Noi abbiamo sottoscritto un Patto per la scuola e ci troviamo con un decreto che è indigeribile. – ha spiegato Pino Turi – C’è un elemento paradossale: nel Sostegni bis si sostengono tutti tranne che la scuola. Va fatta una riflessione.

Dobbiamo spiegare ai cittadini di questo Paese che si vuole invertire la tendenza rispetto ad una pratica di che ci invidiano nel mondo: l’integrazione delle bambine e dei bambini che hanno disabilità.
Ci stiamo accorgendo che, attraverso meccanismi inseriti nella Legge Finanziaria, stanno studiano il sistema per tagliare il numero degli insegnanti di sostegno e scaricare su tutti i docenti il tema dell’inclusione e dell’integrazione scolastica.

Abbiamo docenti precari nel numero enorme che conosciamo. Invece del ‘caffè sospeso’, abbiamo il posto sospeso. Per chi si lasciano questi posti in sospeso? Chi si aspetta? Politica e tecnocrazia diventano un connubio urticante. Un esempio: nel decreto è prevista la possibilità di assumere personale non qualificato nella scuola dell’infanzia.

Siamo stanchi di questa narrazione. Non vogliamo essere presi in giro da un decreto-legge – prosegue Pino turi – che introduce elementi di incostituzionalità palese, incursioni legislative al testo contrattuale.

Si parla di mettere al centro le alunne e gli alunni e non si mettono al centro gli insegnanti, che dovrebbero garantire il loro futuro. Il precariato non è un tema generico: è dare risposte ai cittadini che frequentano la scuola. Risposte che vanno date oggi, non domani.

La transizione di questo Paese che sia ecologica, che sia tecnologica, passa attraverso una scuola libera, statale, costituzionale. Nessuno può inventare un altro tipo di scuola. Ciò che vediamo è una continuità tra politica di eri e di oggi, sbagliata la prima, sbagliata l’attuale, che si disinteressa di come far funzionare la scuola.

Noi faremo il nostro parlando con le persone, non solo con i lavoratori ma con i cittadini di questo Paese. Le forze intermedie di questo Paese non possono essere messe all’angolo. La nostra idea non è quella di stare a guardare.

Questo Governo, nel proporre il decreto, non si fida delle relazioni sindacali. Si può dedurre che il Patto sia una ‘foglia di fico’. Si dice al Paese: hanno firmato, erano d’accordo. Non è così. Non c’è consenso su questo decreto. Le stesse forze politiche che hanno stilato il decreto si dicono ora contrarie ai contenuti. Il consenso del sindacato non c’è.

Il nostro arco parlamentare sembra più impegnato ad occuparsi delle “scuole degli altri”, ad individuare i settori da cui attingere per le prebende alle scuole private, piuttosto che mettere la scuola statale nelle condizioni di fare il suo lavoro. Si vuole relegare la scuola in un ruolo marginale, assistere al decadimento per aprire le porte alla privatizzazione. Su questo la Uil scuola farà argine e muro.

Quando non ci sono risposte, ci sono rivendicazioni. Siamo in piazza, parleremo con le persone. Il sindacato ha responsabilità. Con le sue prese di posizione garantisce partecipazione e democrazia. Questo paese ha ancora corpi intermedi ai quali le persone maltrattate possono rivolgersi. E il personale della scuola ha molte ragioni per protestare.

Sul reclutamento non è possibile selezionare in base a questo sistema di concorsi che è fallito. Il fallimento – conclude il Segretario Generale della Uil Scuola – è negli anni, non è di oggi.  Noi abbiamo dato fiducia al Governo, ora non siamo amareggiati, siamo arrabbiati. Speriamo ci sia spazio per riprendere questa situazione. Come sempre saremo disponibili a tutti gli approfondimenti tecnici ma non possiamo accettare che un Patto che nasce per condividere delle decisioni, per affidare alla contrattazione delle scelte, sia bypassato da un decreto del Governo che fa esattamente l’opposto››.

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